Panoramica Di Borsa Italiana

La Borsa Italiana

Fra qualche anno, probabilmente, gli operatori finanziari più giovani avranno perduto non soltanto il ricordo, ma anche la memoria dell’anima più genuina della Borsa Italiana.

Il progresso compiuto nel corso del XX secolo da parte delle piattaforme tecnologiche e del mondo finanziario, infatti, ha imposto repentini cambiamenti ad un’ Istituzione che, nata durante il periodo napoleonico, ha accompagnato il nostro Paese attraverso una lunga evoluzione passando attraverso l’Unità d’Italia per approdare, infine, ad un mondo globalizzato e tecnologicamente avanzato.

In principio la Borsa fu un luogo deputato alla contrattazione di merci e valute e titoli; oltre alla Borsa di Milano, vi erano altre nove sedi dislocate sul nostro territorio con ambito prettamente regionale.

Fu soltanto nel 1913 che si cominciò a parlare in senso stretto di Borsa Valori quando una precisa regolamentazione separò le competenze e le merci cominciarono ad essere trattate in sede appositi.

Nonostante le varie sedi minori, la Borsa di Milano è da sempre stata ritenuta focale nel panorama italiano. La sede più nota, quella di Palazzo Mezzanotte nella piccola Piazza Affari, fu creata soltanto durante il ventennio fascista e dopo un lungo peregrinare tra vari edifici cittadini.

Per lungo tempo marginale rispetto ai grandi centri d’affare a livello europeo e mondiale, grazie anche ad una scarsa capitalizzazione aziendale e ad una ancor più ridicola regolamentazione giuridica, la Borsa Italiana è stata interessata nel corso del secolo scorso da un’ampio processo di rinnovamento sia dal punto di vista tecnologico che da quello normativo.

Il 1991 è una anno fondamentale per Borsa Italiana. Il passaggio dalla contrattazione alle grida al mercato telematico (che si perfezionerà completamente tre anni dopo), segna la fine dell’anima romantica del business; i recinti in cui albergavano gli operatori impegnato in furibonde contrattazioni accompagnate da una gestualità unica, lasciano il posto agli elaboratori elettronici.

Sempre nel 1991 ha inizio il processo di privatizzazione delle istituzioni borsistiche a livello europeo; nel 1996 Borsa Italiana cessa di essere pubblica ed assume la natura giuridica di una società per azioni mentre proseguono incalzanti le regolamentazioni normative dei mercati e le attività di controllo affidate alla CONSOB.

Nel 1997 vengono definitivamente chiuse tutte le sedi regionali; nel 1998, infine, Borsa Italiana SpA, ormai definitivamente privatizzata, comincia la sua attività di gestione e regolamentazione dei mercati attraverso anche l’emanazione di un proprio regolamento.

Con il passare degli anni e l’accesso sempre più massiccio di capitali internazionali, Borsa Italiana ha attirato l’attenzione del mondo anglosassone e nel 2007 ha perfezionato un accordo con il London Stock Exchange Group diventando mercato di riferimento europeo per la contrattazione di strumenti finanziari di varia natura.

Cercando di semplificare l’argomento, possiamo affermare che il core business principale di Borsa Italiana è lo sviluppo dei mercati che vi fanno riferimento privilegiandone la competitività, l’efficienza, la liquidabilità e, naturalmente, la trasparenza.

Tra le altre competenze che possiamo annoverare tra gli ambiti applicativi di Borsa Italiana, vi sono tutte le attività inerenti agli strumenti finanziari negoziati e agli operatori ammessi alle negoziazioni. Nello specifico la società è responsabile di ammissione, sospensione e, eventualmente esclusione di titoli, emittenti ed intermediari per i quali venissero meno i requisiti necessari per per poter operare sui mercati regolamentati.

Grazie all’evoluzione tecnologica, le contrattazioni avvengono esclusivamente in forma telematica ed in tempo reale, negli ultimi anni il mercato italiano si è sempre più aperto agli operatori internazionali ed ha acquisito credibilità aumentando la propria capitalizzazione.

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